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Free Patrick Zaki, prisoner of conscience

Anche Unict aderisce a “Free Patrick Zaki, prisoner of conscience” edizione speciale del concorso internazionale di comunicazione socialePoster For Tomorrow" ideato per unirsi, con il linguaggio dell’arte e della creatività, alle donne e agli uomini che nel mondo chiedono a gran voce l’immediata liberazione dello studente egiziano dell’Università di Bologna.

Questa edizione speciale di “Poster For Tomorrow” è ideata da Amnesty International Italia, dal festival salentino Conversazioni sul futuro dell’associazione "Diffondiamo idee di valore", in collaborazione con il "Festival dei Diritti Umani" di Milano e l’Associazione Articolo 21, con il patrocinio dell’Alma Mater Studiorum – Università di Bologna.

poster for tomorrow - zaki

Fino al 28 gennaio 2021 sono aperte le iscrizioni per partecipare con un manifesto 50×70. I dieci migliori poster, selezionati da una giuria internazionale, saranno poi affissi a partire dal 7 e 8 febbraio – anniversario del primo fermo e della convalida dell’arresto – a Bologna e nelle altre città e nei luoghi pubblici e privati che aderiranno all’iniziativa.

La giuria è composta dal designer Armando Milani, una delle più importanti figure internazionali della grafica italiana, dalle giornaliste Annalisa Camilli, Francesca Mannocchi, Marta Serafini, Laura Cappon, dal giornalista Riccardo Luna, dalla designer canado-italiana, advisor di Poster for Tomorrow Ginette Caron, dall’architetto, designer e curatore indipendente Marco Rainò, dall’artista e attivista Gianluca Costantini, dalla graphic journalist italotunisina Takoua Ben Mohamed, dall’attivista  Maryam Al Khawaja (Bahrein), dall’artista e attivista iraniano che vive e lavora in Francia Kianoush Ramezani e da un gruppo di designer e graphic designer formato da Marisa Gallen (Spagna), Cédric Gatillon (Francia), Mila Mars Melank (Bosnia ed Erzegovina), Francesco Poroli (Italia), Pavel  Pisklakov (Russia), Teresa Sdralevich (Belgio), Agnieszka Ziemiszewska (Polonia).

L’appello

Il 7 febbraio 2020 Patrick Zaki, studente egiziano del Gemma (Master Erasmus Mundus che si occupa di “Women’s and Gender Studies”), viene fermato all’Aeroporto del Cairo, appena atterrato con un volo proveniente dall’Italia. Dopo diverse ore di sparizione forzata, ricompare il giorno dopo, 8 febbraio, di fronte alla procura della città di Mansura per la convalida dell’arresto. Il mandato di cattura contiene le accuse di minaccia alla sicurezza nazionale, incitamento a manifestazione illegale, sovversione, diffusione di notizie false e propaganda per il terrorismo. Dopo estenuanti rinvii, le prime due udienze del processo si tengono però solo a luglio. Nella seconda, quella di domenica 26, il giovane studente – visibilmente dimagrito – incontra i suoi avvocati per la prima volta dal 7 marzo. Il 25 agosto, sempre per la prima volta da marzo, vede sua madre, per un breve colloquio. Il 7 dicembre il giudice della terza sezione del tribunale antiterrorismo del tribunale del Cairo annuncia il rinnovo per 45 giorni della custodia cautelare.

Il 19 dicembre Patrick incontra nuovamente la madre nel carcere di Tora. «Sono fisicamente e mentalmente esausto, non ne posso più di stare qui e mi deprimo a ogni tappa dell’anno accademico mentre sono qui invece che con i miei amici a Bologna», le racconta. In questi mesi la famiglia ha ricevuto solo due brevi lettere a fronte delle almeno 20 che il ragazzo aveva scritto e inviato.

Noi riteniamo che Patrick Zaki sia un prigioniero di coscienza detenuto esclusivamente per il suo lavoro in favore dei diritti umani e per le opinioni politiche espresse sui social media. Dedichiamo questa iniziativa a tutte le persone prigioniere di coscienza rapite, torturate, sparite, recluse ingiustamente. E a tutte le giovani e i giovani che girano il mondo per studiare, ricercare, condividere, costruire una società migliore.

Ultima modifica: 
25/01/2021 - 15:03