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Diritto agli studi universitari in carcere: l'impegno di Unict

Anche Unict garantisce il diritto agli studi universitari in carcere e, grazie all'edesione alla Conferenza nazionale universitaria dei poli penitenziari (CNUPP), conta oggi tra i propri iscritti anche sei studenti attualmente reclusi.

Un'apertura del mondo accademico di rilevante incidenza - realizzata anche grazie all’accordo quadro siglato a febbraio di quest'anno tra l’assessorato all’Istruzione della Regione, gli atenei siciliani, il Provveditorato regionale per l’amministrazione penitenziaria e il Garante dei diritti dei detenuti -, che consente e promuove il diritto all’istruzione universitaria all’interno dei poli penitenziari.

Un’azione fortemente voluta dal rettore Francesco Priolo e dai docenti Fabrizio Siracusano e Teresa Consoli, referenti per l’Università di Catania ai rapporti con i Poli universitari penitenziari, che è stata portata avanti, nonostante l’emergenza pandemica, garantendo per l’anno accademico in corso l’iscrizione agevolata di sei studenti attualmente reclusi oltre all’assistenza didattica (compresi gli esami), al recupero degli Obblighi formativi aggiuntivi e alla possibilità di seguire le lezioni a distanza.

La Conferenza nazionale universitaria dei poli penitenziari

Una realtà promossa dalla Crui tre anni fa con l’istituzione della "Conferenza nazionale universitaria dei poli penitenziari" a cui l’ateneo catanese ha aderito sin dal dicembre 2019 e che oggi coinvolge circa 40 atenei che operano in oltre 80 istituti penitenziari. 

In occasione della conclusione del primo triennio di vita dalla CNUPP, venerdì 7 maggio alle 15 si terrà il seminario dal titolo "Il diritto agli studi universitari in carcere: tre anni di esperienza della CNUPP e prospettive" (partecipa), in cui i temi oggetto del lavoro degli Atenei aderenti alla Conferenza saranno affrontati sotto diversi punti di vista e con le voci più autorevoli del panorama nazionale.

I numeri nazionali

Nell’anno accademico in corso sono 1.034 gli studenti detenuti iscritti, dei quali 109 (10,5%) in regime di esecuzione penale esterna, 549 (53,1%) che scontano una pena in carcere in circuiti di media sicurezza e 355 (34,3%) in alta sicurezza e 21 (2,1%) in regime 41bis. Le studentesse sono 64, il 6,2% del totale degli studenti.

La costituzione della CNUPP ha permesso agli atenei di garantire il diritto agli studi universitari per le persone private della libertà personale oltre ad una profonda valenza culturale per il Paese. Nel primo triennio di vita della CNUPP gli atenei aderenti con studenti attivi sono passati da 27 nel 2018/19 a 32 nel 2020/21 (incremento del +18,5%), gli istituti penitenziari in cui operano i poli universitari penitenziari da 70 a 82 (incremento +17,1%), mentre il numero di studenti iscritti da 796 a 1034 (incremento +29,9%). Tra questi dati spicca il notevole incremento della componente femminile, da appena 28 studentesse nel 2018/19 a 64 nel 2020/21, con un incremento del +128,6%. Sono impegnati oggi 196 dipartimenti universitari, il 37% dei dipartimenti presenti nei 32 atenei coinvolti. Ben 896 sono gli studenti iscritti a corsi di laurea triennale (87%), mentre 137 frequentano corsi di laurea magistrale (13%).

Le aree disciplinari più frequentate dagli studenti in regime di detenzione sono quella politico-sociale (25,4%) seguita dall’area artistico-letteraria (18,6%), giuridica (15,1%), agronomico-ambientale (13,7%), psico-pedagogica (7,4%), storico-filosofica (7,3%), economica (6,5%) e altre (6%).

Un confronto permanente

In questi anni le interazioni avviate con il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, competente per le attività formative, ha permesso di siglare nel settembre del 2019 un protocollo d’intesa che definisce le modalità per il confronto permanente tra CNUPP e DAP. A breve saranno emanate delle linee guida condivise per regolamentare le attività di studio universitario all’interno degli istituti penitenziari italiani. Grazie alla “conferenza” i referenti delle singole università possono confrontarsi continuamente su varie problematiche, scambiare buone pratiche, rivolgere istanze al DAP su singole situazioni e affrontare problematiche complesse (ad esempio i disagi dovuti ai trasferimenti dei detenuti studenti universitari da un istituto penitenziario ad un altro). Una rete istituzionale (tra atenei e amministrazione penitenziaria) che consente alle università pubbliche di garantire l’accesso e lo svolgimento degli studi anche a persone private della libertà nell’esercizio di un diritto costituzionale.

In futuro la CNUPP sarà impegnata a migliorare la qualità della formazione dei detenuti attraverso modelli didattici innovativi (didattica a distanza anche oltre la pandemia), le performance degli studenti (diminuzione degli abbandoni, incremento degli esami sostenuti e dei laureati) e raccordo tra istruzione secondaria superiore all’interno degli Istituti e Università. Previsti anche miglioramenti della formazione del personale dell’amministrazione penitenziaria e dello sviluppo di attività di ricerca sulle problematiche carcerarie. Percorsi sinergici che possono trasformare la detenzione da un tempo “sospeso” ad un periodo fecondo in cui il cittadino condannato può intraprendere una formazione universitaria utile al proprio capitale umano, strumento indispensabile per ridurre i rischi di recidiva, con benefici per il singolo e per tutta la società italiana.

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Ultima modifica: 
07/05/2021 - 11:23