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L’Etna, Trecastagni e il Principato dei Di Giovanni-Alliata tra XVII e XIX secolo

Giovedì 29 febbraio alle 18, nella sede della Fondazione Trecastagni patrimonio dell'Etna, presentazione del progetto di ricerca svolto nell'ambito della convenzione stipulata con Unict
27 Febbraio 2024

L’origine e le vicende storiche dell’antico Principato di Trecastagni, che si estendeva su un territorio comprendente gli odierni comuni di Pedara, Trecastagni e Viagrande, e delle nobili famiglie che lo ressero come proprio feudo, i Di Giovanni nel XVII secolo e gli Alliata di Villafranca nel XVIII, sono al centro di una ricerca universitaria condotta dal prof. Paolo Militello, docente di Storia moderna del dipartimento di Scienze politiche e sociali dell’Università di Catania, i cui risultati saranno presentati giovedì 29 febbraio alle 18, nella sede della Fondazione Trecastagni patrimonio dell'Etna a Largo dei Bianchi.

Il progetto, dal titolo "L’Etna, Trecastagni e il Principato dei Di Giovanni-Alliata tra XVII e XIX secolo", svolto nell'ambito della convenzione stipulata tra la Fondazione e il Dsps, sarà introdotto dall’on. Giovanni Barbagallo, già sindaco del comune etneo e attuale presidente della Fondazione.

Creata dal Re di Spagna a metà del Seicento, il Principato fu un’entità feudale di rango principesco affidata alla famiglia del banchiere messinese Domenico Di Giovanni Giustiniani, che acquistò i casali di Trecastagni e Viagrande dalla Corona spagnola, vincendo l’ostruzionismo del Senato catanese e dell’allora vescovo Gusio, patrocinato dal celebre giureconsulto Mario Cutelli, aggregando in seguito anche Pedara. Successivamente il feudo fu trasmesso per via ereditaria agli Alliata dei Principi di Villafranca, che ne conservarono il possesso fino al 1812, quando fu abolito il feudalesimo in Sicilia a seguito della promulgazione della Costituzione siciliana concessa dal re Ferdinando III di Borbone.

Sotto la giurisdizione feudale dei Di Giovanni, che avevano ricevuto il diritto di esercitare il “mero e misto imperio”, i tre casali conobbero un processo di emancipazione che, su impulso dei nuovi padroni, da tipiche borgate rurali iniziarono a organizzarsi sotto forma di civitas con tratti antropologici, culturali e religiosi propri. Trecastagni, in particolare, fu scelta come sede di corte e di potere da parte dei Di Giovanni, che vi edificarono la propria dimora, attualmente in fase di restauro, nonostante il successivo tentativo di spostare il “centro” dello Stato a Pedara da parte del delegato don Diego Pappalardo.

Nel 1710, la III principessa di Trecastagni, Anna Maria Di Giovanni Morra, ultima discendente della famiglia di origini peloritane, sposò Giuseppe Alliata Colonna Romano, IV principe di Villafranca. Dopo la sua morte, lo Stato passò per successione in dote agli Alliata, per venire poi soppresso nel 1812, quando feudatario era Giuseppe Alliata Moncada, VII principe di Villafranca (1784-1844), presidente della Camera dei Pari e ministro degli Esteri del governo costituzionale siciliano, durante la reggenza di Francesco I.

Nel 1818, Trecastagni venne costituito Comune e capoluogo di mandamento giudiziario ed elettorale, con riserva di un seggio nel Parlamento Generale di Sicilia, a dimostrazione di un ruolo ancora di grande rilievo nell'ambito del comprensorio pedemontano etneo. Il titolo di Principe di Trecastagni, confluito in quello di Principe di Villafranca, fu legalmente riconosciuto dal Regno d'Italia, assieme agli altri titoli degli Alliata, a Giuseppe Alliata Lo Faso, XI principe di Villafranca (1844-1913). L’eredità dei Di Giovanni è comunque rimasta impressa nello stemma civico del comune di Trecastagni, raffigurante “due leoni controrampanti, trattenenti una spiga di frumento nodrita su una zolla movente dalla punta”, com’era nel blasone della nobile famiglia messinese.