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Sicilia-Tunisia, progetti di ricerca per la tutela e il ripristino delle praterie di Poseidonia lungo le coste mediterranee

Proseguono le attività del progetto MIAREM, guidato da Arpa Sicilia, che coinvolge l’Università di Catania e alcuni atenei tunisini
13 Luglio 2023

La Posidonia oceanica è una specie di pianta marina che cresce nelle acque costiere del Mar Mediterraneo e assume un ruolo vitale in questo ecosistema essendo un’importante produttrice di grandi quantità di ossigeno, attraverso la fotosintesi, e offrendo rifugio, alimentazione e riproduzione a una vasta gamma di organismi come pesci, molluschi, crostacei e invertebrati. Le sue foglie e le radici sono un filtro naturale dell’acqua, intrappolando particelle solide e sedimenti in sospensione, permettendo così una migliore penetrazione della luce solare a beneficio di altre specie marine, e assorbendo notevoli quantità di anidride carbonica.

Le praterie di Posidonia, inoltre, aiutano a proteggere le coste dall’erosione: le radici, infatti, tengono insieme il sedimento e fanno da barriera alle onde e alle correnti, fornendo una sorta di ammortizzatore rispetto all’impatto delle mareggiate. L’esistenza di questo importante ‘alleato’ naturale nel contrasto agli effetti dei cambiamenti climatici è tuttavia minacciata da diverse attività umane, come l’inquinamento, il degrado dell’habitat costiero, l’ancoraggio delle imbarcazioni e alcune azioni urgenti sono attualmente in corso per conservare e ripristinare questa pianta marina, fondamentale per mantenere l’equilibrio ecologico dei nostri mari e preservare le loro biodiversità.

Su questo fronte è impegnato il progetto MIAREM - Méthodologies Innovantes et Actions de Renforcement pour protéger l'Environnement Méditerranéen sviluppato nell’ambito del Programma ENI di Cooperazione Transfrontaliera Italia-Tunisia 2014-2020, di cui è capofila l’Agenzia Regionale per la protezione dell'Ambiente Sicilia e a cui collaborano l’Università di Catania e alcuni atenei tunisini. Sicilia e Tunisia, dirimpettaie sul ‘Mare Nostrum’, acquisiscono infatti risorse importantissime da questa vasta area di mare per lo sviluppo socio-economico dei rispettivi territori, le iniziative di protezione e il ripristino di importanti habitat marini sono pertanto strategiche per il mantenimento e lo sviluppo della prosperità dei due territori.

La regressione delle praterie di Posidonia oceanica provoca, ad esempio, evidenti squilibri nella dinamica costiera con un graduale declino degli stock ittici di specie pregiate per la piccola pesca. Nei giorni scorsi il team dell’Arpa Sicilia ha svolto attività didattica in situ, lungo le coste siciliane, procedendo all’addestramento del personale degli atenei tunisini coinvolti nel progetto. Tre gruppi di studenti e ricercatori dell’Institut Supérieur de Biotechnologie de Sidi Thabet, dell’Ecole Supérieure des Ingénieurs de Medjez El Bab e della Faculté des Sciences de Tunis, guidati dai responsabili scientifici Rym Zakhama-Sraieb, Fatma Trabelsi, Mohamed El Gtari, si sono avvicendati nello svolgimento delle esercitazioni sulla motonave oceanografica Calypso South dell’Arpa Sicilia sull’uso di strumentazione acustica e di Rov, e relativa elaborazione dei dati, oltre alle attività a terra su analisi di fitoplancton, zooplancton e microplastiche. 

Il team di tecnici - costituito da Alessandro Aglialoro, Marco Barone, Salvatore Campanella, Daniela D’amato, Francesca Galfo, Francesco Interbartolo, Filippo Luzzu, Eleonora Macaluso, Elena Nasta, Valentina Pennino, Marcello Romeo, Benedetto Sirchia e il personale di bordo composto Maurilio Caricato, Angelo Cimino, Davide Costa, Fabrizio Nicolosi, Marco Pullara, Antonio Scalici e Antonino Taglialavori - è stato guidato dal direttore dell’Area Mare dell’Arpa Sicilia, Vincenzo Ruvolo. Successivamente, nell’aula magna di Ingegneria dell’ateneo catanese, si è svolta una giornata di diffusione dei risultati raggiunti attraverso i lavori del convegno dal titolo "Attività di ripristino e protezione delle praterie di Posidonia oceanica nell'ambito del progetto Miarem"

L’Università di Catania, partner del progetto con i dipartimenti di Ingegneria civile e architettura e di Scienze biologiche, geologiche e ambientali, ha presentato in questa occasione gli esiti delle proprie attività di ricerca e progettuali insieme con gli altri partner tunisini. Del team dell’ateneo catanese fanno parte i docenti Rosaria Musumeci, Luca Cavallaro, Massimo Cuomo, Enrico Foti, Pietro Scandura, Leopoldo Greco, gli assegnisti Claudia Giarrusso e Salvatore Gazzo e l’ing. Massimiliano Marino per il dipartimento di Ingegneria civile e Architettura, i docenti Giovanna Pappalardo, Sebastiano Imposa e Simone Mineo per il dipartimento di Scienze biologiche, geologiche e ambientali.

«Le attività del progetto mirano a trasferire in Tunisia un modello di recupero, già applicato lungo le coste italiane, per garantire l'inversione dei processi di impoverimento che attualmente interessano fortemente le coste tunisine – spiega la prof.ssa Loredana Contrafatto, responsabile del progetto per l’Università di Catania -. Sono in corso indagini geomeccaniche e geofisiche in aree marine e costiere e attività di reimpianto in un sito individuato in una zona costiera prospiciente Monastir nonché la progettazione e realizzazione di strutture protettive del sito di reimpianto, che svolgono anche la funzione di favorire il ripopolamento ittico e di proteggere i litorali dai rischi di inondazione ed erosione».